Su Augias e D'elia, compagni radicali state sbagliando

mercoledì 23 maggio 2007

Ho visto il programma “Le Storie” di Augias dove era ospite il nostro amico e compagno Sergio D’elia. Io, sommessamente, e per quel che vale la mia opinione, non condivido la polemica che da più parti all'interno dell'area radicale è nata. Sui forum Radicali ad esempio, o le diverse prese di posizione che han gridato scandalo a cominciare da quella dell'amico Marco Beltrandi, dirigente di Radicali Italiani e Componente la Commissione di Vigilanza Rai. E nemmeno condivido il comunicato congiunto di Rita Bernardini, Segretaria di Radicali Italiani, con Elisabetta Zamparutti, Tesoriera di Nessuno Tocchi Caino e di Radicali Italiani. Messaggi, comunicati, dichiarazioni, nei quali si lamenta quello che ad alcuni è sembrato un attacco personale e politico in danno di Sergio D’elia, Deputato della Rosa nel Pugno, Segretario della Camera, Presidente di Nessuno Tocchi Caino e già terrorista negli anni '70 appartenente a Prima Linea e che per il concorso morale nell'omicidio di una guardia carceraria fu condannato a 30 anni in primo grado, 25 in secondo grado e poi ne ha scontati 12 a seguito della legge sulla dissociazione e per altre agevolazioni di legge. Certo, che Augias abbia provocato è fuor di dubbio, anche se mi pare lo abbia fatto con civiltà e una certa cortesia ragionevole. Ha posto un problema che pure è emerso, già a suo tempo, e su cui molti hanno opinioni differenti e a volte divergenti, tutte legittime se poste con civiltà e spirito informativo. Oppure pensiamo che certe questioni non debbano essere affrontate solo perchè riguardano noi radicali? Lo facciamo con Daniele Capezzone, lo possiamo fare con tutti, serenamente e civilmente, no? Penso, di contro, che Sergio abbia risposto alle provocazioni giornalistiche in modo assolutamente inadeguato, violento, e che ha perso le staffe cadendo nel tranello. Augias ha espresso il suo dubbio morale per il quale domandava se fosse opportuno che un già terrorista condannato dallo Stato a 25 anni di carcere per atti contro lo Stato occupasse il posto di Segretario della Camera dei Deputati della Repubblica dello Stato Italiano. Richiamando all'umiltà e al rispetto delle vittime di quell'organizzazione di banda armata a cui D'Elia è appartenuto Augias ha insistito sulla questione. E’ legittimo o no? tantopiù che non mi pare secondario informare i cittadini sul fatto che Unomattina ha rifiutato di invitare Sergio D’elia a causa del suo passato in banda armata. Una persona che ora, da 25 anni certo, si batte per i diritti civili, umani e contro la pena di morte. Sarà legittimo un dibattito o no? E’ possibile dare un’informazione, anche non necessariamente e in difformità da come la pensiamo noi? A me, dunque, pare che Augias abbia fatto solo il suo mestiere, che abbia fatto informazione esprimendo anche un suo parere personale. Legittimo. Certo, quel “non faccia il radicale” se lo doveva risparmiare, e lì Augias ha sbagliato. Se c’è qualcosa su cui occorre fare polemica è proprio questa, non certo, a mio parere, sul fatto che abbia sottoposto agli spettatori un tema di riflessione, di analisi e su cui oguno poi è libero di formare la propria opinione. Io credo che Sergio abbia sbagliato a rispondere con quella veemenza, a tratti violenta. Meglio avrebbe fatto se, pacatamente, avesse risposto argomentando, come pure ha tentato di fare. Purtroppo lo ha fatto con la faccia livida e con una violenza che non gli ha giovato. Così la penso io. Certo che, come mi pare alcuni facciano, se si ragiona con la logica, strumentale e per nulla obiettiva, ed anche un pò infantile francamente, dell’ogni scarrafone è bello a’mamma sua… ci parliamo addosso per dire quanto è bello, quanto è bravo, quanto è stato attaccato indegnamente il nostro Sergio D’elia. Il nostro scarrafone, per capirci. E di contro quanto sono sporchi, brutti e cattivi tutti gli altri che hanno il grave difetto di non accarezzare e ossequiare tutto quel che facciamo. E magari osare persino di criticarci apertamente. Bisognerebbe invece avere una certa coerenza intellettuale e politica ed applicare a noi la stessa attenzione che poniamo negli altri, e viceversa. Anzi, soprattutto viceversa. Augias ha fatto informazione, ha aperto e sostenuto un dibattito. Forte, certo. Occorreva rispondere con altrettanta informazione e non con il piglio di chi sente lesa una certa maestà che ha il suo humus solo e soltanto all’interno dei dibattiti tra noi radicali. La forza delle nostre argomentazioni si esplica soprattutto attraverso la capacità che abbiamo e che sappiamo avere al di fuori del nostro perimetro. Senza scontatezze e senza pregiudizio. Quello che Sergio non è stato in grado di fare. Rispondendo con la violenza dei modi e la supponenza elitaria, che ha indebolito la pur forte argomentazione. D’Elia ha il mio appoggio su molte cose. Prima fra tutti la battaglia per moratoria della pena capitale che mi vede attore di uno scipero della fame da più di un mese, e non è un gioco, credetemi. Tuttavia, la stessa forza che mi vede unito a lui in questa battaglia, mi impone di criticarlo in quest’atteggiamento vittimistico, violento e inadeguato che ha avuto nella trasmissione di Augias. Ripeto, se Augias ha sbagliato qualcosa, è stato proprio quel dire “non faccia il radicale”. Pessimo. Qui. E su questo occorrerebbe fare polemica. Non sul resto, che mi pare davvero infantile e poco obiettivo rispetto a tutto quanto accade attorno a noi, attraverso noi e a causa di noi. Saluti.

7 commenti:

Anonimo ha detto...
30 maggio 2007 alle ore 09:23

Paolo, scusa per l'off topic, ma hai chiuso i commenti al post su D'Elia e sono quindi costretto a intervenire qui.

Tralasciando le pur importanti questioni di stile (di entrambi i contendenti), mi pare che si possano dire tre cose.

1) D'Elia dice che il suo impegno in NTC è una risarcimento (necessariamente solo morale) per i danni fatti. Il problema è che, invece di risacire le vittime, si impegna per risarcisce gli assassini. Possibile che non si renda conto del paradosso? Possibile che ignori che è stato Dio e non Caino a dire "Nessuno tocchi Caino"?

2) Per fortuna sua e nostra D'Elia ha rinunciato alla lotta armata, ma, oggi come ieri, il suo bersaglio è sempre lo Stato. Come dire...il lupo perde il pelo ma non il vizio. Difficile fidarsi di un lupo.

3) Possibile che in Italia non ci sia una sola persona che dica "Ho fatto e detto delle cazzate enormi, mi ritiro a vita privata"? Evidentemente no. Evidentemente regna sovrana la smania di stare sempre in cattedra.

La Sfinge di Bumbury ha detto...
30 maggio 2007 alle ore 09:25

Anzitutto ti ringrazio per la segnalazione sulla "chiusura" dei commenti. Ma soprattutto MI SCUSO perchè NON E' intenzionale, e non me ne ero accorto. Era il primo post e non ero molto pratico della gestione del Blog. ORA HO SISTEMATO TUTTO.
(ho comunque aggiunto una nota tecnica di avviso in calce al post).

Veniamo a noi.
Cercherò di risponderti a ogni punto.
1)Non credo che lavorare e dedicare il proprio tempo e spazio, lottare e far battaglie per il riconoscimento universale dei diritti umani e civili, per la libertà di espressione, per la difesa della dignità umana e per l'applicazione dei diritti fondamentali dei diritti dell'uomo, sia “risarcire le vittime” (tralasciando evidentemente “Abele”, s'intuisce quindi). A chiunque lo fa, e qualunque sia la sua storia politica e personale, bisogna redergliene merito. La buona fede, il valore, l'impegno morale, civile e politico di Sergio D'elia, a mio parere, non sono in discussione. E anche considerando la questione dal punto di vista di “Abele”, non dobbiamo sottovalutare il fatto che, purtroppo, nella storia ci sono stati, e forse ci saranno, troppi “Caino” che invece erano degli “Abele”. Il dibattito sula pena di morte è tuttora aperto (vedi la battaglia per la Moratoria). Io in questa battaglia sono vicino e lotto con Sergio D'elia. Il tema del post, esposto con franchezza, era un altro.
2)Possiamo criticare, legittimamente, la “personalità” di Sergio D'elia (dici che il lupo perde il pelo ma.... ), per come si pone, nei modi, nei toni, ecc. Ma quella lotta per la civiltà e per i diritti umani che persegue è “altro da sè”, e credo che le cose non vadano confuse. Quanto a combattere lo Stato, o gli Stati... beh... cosa c'è di più legittimo di questo? Sono gli Stati e i governi che applicano o negano i diritti umani, che applicano o aboliscono la pena di morte, le violenze, la negazione delle libertà fondamentali. E dunque è giusto e legittimo, nell'ambito di una lotta nonviolenta e all'interno di un “modus” giuridico e di diritto, combattere e lottare contro questi Stati e Governi. Anche qui, mi pare che Sergio sia inattaccabile.
3)Di persone che delegano la loro libertà, la loro partecipazione al consorzio civile e la difesa dei diritti universali, di tutti e quindi anche suoi, ce ne sono fin troppe. Quindi ben vengano cittadini, organizzazioni, associazioni, che lottano per questi diritti, come Sergio D'elia e Nessuno Tocchi Caino. Se nella tutti avessero guardato al loro orticello saremmo ancora nel buio dei totalitarismi autoritari di stile orientale, vigerebbe ancora l'inquisizione, lo schiavismo e l'universalità di quei soprusi e messe a morte anche solo per voler “pensare”. Purtroppo accade ancora in Cina, in Vietnam, in Corea e, molto più vicino a noi, in Russia, a Mosca, dove si viene pestati a calci e pugni per il solo fatto di voler essere se stessi. Concludendo, la buona fede di Sergio d'Elia non è in discussione, e grazie al suo lavoro. Io nel mio post criticavo un'altra cosa. Forse non avrò espresso bene il mio pensiero, ma ciò che volevo puntualizzare è diverso da quanto da te scritto. Quanto da te scritto che, sono molto franco, non condivido. Grazie comunque per il tuo contributo. Torna a trovarmi. Ciao.

La Sfinge di Bumbury ha detto...
30 maggio 2007 alle ore 10:38

p.s. scusa, è da leggere "sia NON risarcire le vittime".

Anonimo ha detto...
30 maggio 2007 alle ore 14:08

Oggetto della mia critica era solo la militanza di D'Elia in NTC. E resto del parere che in questa militanza ci sia una nota stonata. E' la vittima che può dare lezioni, non il carnefice. E' la vittima che, superando il naturale desiderio di vendetta, può dire "No alla pena di morte. Lo Stato non può e non deve abbassarsi al livello degli assassini". Se davvero D'Elia vuole risarcire le vittime, potrebbe, per esempio, andare nelle scuole per spiegare ai ragazzi che è folle pensare di creare un uomo nuovo ammazzando quello vecchio. Ecco, questo mi sembra un risarcimento non "stonato".

La Sfinge di Bumbury ha detto...
30 maggio 2007 alle ore 14:38

Caro amico,
ti confesso che, per quanto piacevole e pacata la nostra bella conversazione, non è molto gradevole (intimamente gradevole, intendo) conversare con una persona che conosce la mia identità mentre io non conosco la sua, essendo tu "anonimo".
Ti prego, se lo vorrai, di svelarti.

Nel merito, comprendo le tue motivazioni e la riflessione che muove il tuo pensiero, tuttavia non mi sento di condividerle per tutta una serie di motivazioni.
Prima fra tutte è che nel tuo argomentare vi sono delle discrasie, delle contraddizioni.
Partiamo dall'ultima parte.
Tu dici che "Se davvero D'Elia vuole risarcire le vittime potrebbe andare nelle scuole per spiegare ai ragazzi che è folle pensare di creare un uomo nuovo ammazzando quello vecchio", ma non credi che per fare questo occorra GIA' essere un uomo nuovo, diverso e opposto a quello precedente?
Poi, certo "ammazzare" quell'uomo vecchio è "folle", si. Sarebbe contraddittorio perchè non si intende "ammazzare" nessuno, nemmeno metaforicamente. Bensì portare alla riflessione, al ravvedimento, al cambiamento.
A cosa sia davvero giusto, nel senso del Diritto, della tutela dei diritti di tutti e, in senso democratico, proprio delle minoranze, degli ultimi, di chi ha "peccato", anche nel senso cristiano del termine.
D'altra parte, che credibilità potrebbe avere Sergio D'elia se andasse nelle scuole a dire quel che chiedi tu non essendo un uomo nuovo e non trovandosi in quello che chiedi tu?
Inoltre non credo che la questione debba intendersi necessariamente nel "risarcimento" alle vittime.
Io credo che le vittime non potranno mai essere risarcite, in alcun modo, se non in quello di riconoscere di aver fatto una sciocchezza.

Se posso, ho come l'impressione che tu abbia più antipatia per Sergio d'Elia piuttosto che per quello che fa.
E su questo, nessuno potrebbe farti cambiare idea: l'antipatia non è una cosa della quale si può dissuadere, essendo in massima parte un sentimento irrazionale.
Quindi non intendo difendere Sergio D'elia come persona.
Ma difendo quello che fa e dove lo fa.
Fino ad essere, io, onestamente critico per certi suoi atteggiamenti come quello del post tra lui e Augias.
Un caro saluto.

Anonimo ha detto...
5 giugno 2007 alle ore 21:01

No. Non ho antipatia per le persone. Ho antipatia per l'illogicità.

Anonimo ha detto...
4 settembre 2007 alle ore 11:03

Gent.ma Sfinge,
ho letto per caso il tuo post su Augias e D'Elia e volevo ringraziarti. La tua interpretazione dei fatti coincide con la mia. Quello che tu hai scritto io l'ho pensato ma purtroppo, non riuscendo ad esprimermi e ad argomentare così bene come fai tu, ho rinunciato a scriverlo sia ad Augias che a D'Elia. Quanto ad Augias è stata proprio la frase “non faccia il radicale” ad indispormi. Cordiali saluti.
Vittorio Di Benedetto (Iscritto - non so per quanto ancora - al Partito Radicale)