LA PRESENZA DI CRISTO NELLA CENA SECONDO ZWINGLI

lunedì 11 gennaio 2010

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La pneumatologia zwingliana ha, evidentemente, effetti caratteristici (e dirompenti) anche sul tema controverso della presenza di Cristo negli elementi della Cena.

Zwingli rifiuta come gli altri Riformatori la dottrina della transustanziazione, che definisce come l’espressione di un’idolatria che si spinge fino alla magia e alla superstizione pagana più becera. Tuttavia non accetta nemmeno la consustanziazione luterana, negando la presenza materiale e reale di Cristo negli elementi. Egli parte dalla riflessione secondo la quale alle parole di Cristo “questo E’ il mio corpo”, attribuisce al verbo “est” non l’essere presente realmente, bensì il valore di “significa”, ovvero un valore simbolico, spirituale. Non dobbiamo semplicisticamente attribuire a Zwingli questa conclusione in ragione di una sua speculazione tutta personale, perché non va dimenticata la sua formazione umanistica e filologica dalle cui basi prende spunto per interpretare le Scritture (ad fontes!). Perciò la sua conclusione non ha un mero significato letterario, filosofico e apologetico nella sua pneumatologia, ma ha fondamenti filologici e teologici precisi. Sono molti gli scritti in cui Zwingli espone la sua posizione in merito alla cena, anche perché la polemica sulla qualità della cena esplose in forme aspre e vide l’intervento in scritti di attacchi e risposte da parte di Lutero, Carlostadio e molti altri teologi intervenuti nella querelle.

Ma è nel Commentario sulla vera e falsa religione (1525) che Zwingli espone con precisa chiarezza e sistematicità il suo pensiero. In realtà Zwingli non nega una presenza reale di Cristo nella Cena; la sua presenza non è però nel pane e nel vino bensì nell’anàmnesi (nel ricordo), cioè nell’atto compiuto dalla comunità nella forza dello Spirito e in obbedienza alla parola ricevuta. Insomma, è una Presenza Anamnetica. Reale, in spirito, ma non negli elementi, che restano “molecolarmente” immutati, bensì nel segno sacramentale costituito dall’atto di obbedienza della comunità nel ricordare, e ripetere, quanto insegnato e richiesto da Cristo ai fini della salvezza. Attraverso l’atto della comunità il soffio (lo Spirito) divino è presente in tutta la sua realtà.

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